Nel processo di miglioramento che ho iniziato e che riguarda quasi tutti gli ambiti della mia vita, mi soffermo ad analizzare le cose (fatte, dette) delle persone che provengono dal mio stesso retroterra.
Mi domando: “Ma…io dov’ero? Perché ho perso certe esperienze? Come faccio a non conoscere fatti o cose delle quali tutti parlano?
Questo processo mentale parte quando amici parlano per esempio di una canzone, di un tormentone, di un gioco, un fatto, un aneddoto fissati nel passato di cui tutti sanno, di cui tutti parlano tranne me. Perché?
Forse non c’ero. Boh
Ma quel non essere non si riferisce alla presenza fisica in un luogo ma alla mia condizione di totale assenza nella vita. Un non vivere fluttuante lontano dalle cose comuni e alimentato dalle cose del proprio mondo.
Il mio atteggiamento da bambino solitario poco incline al rapportarsi con gli altri mi ha permesso di creare un punto di vista unico e diverso dagli altri che ne condividevano l’essenza.
Al mio dubbio esistenziale potrei rispondere che ero nella realtà costruita da me e costituita da ciò che osservavo. Questa mia diversità mi portava a preferire la lettura dell’Ivanhoe di Walter Scott in estate al posto di giocare a pallone in strada,
sostituire la filatelia alla collezione delle figurine Panini, evitare di richiedere scarpe e vestiti alla moda privilegiando un abbigliamento più classico e retrò.
Parlavo una lingua diversa dal resto dei miei coetanei…
Un altro fattore che ha contribuito ad ampliare il gap è stata la generazione dei miei genitori: nati nell’immediato dopo guerra, avevano ricevuto una educazione rigida che addestrava al sacrificio e al senso pratico e non dava spazio alle futilità. Erano sempre tra i genitori più grandi e non possedevano ingenuamente gli strumenti per cogliere quelle piccolezze che all’interno di una classe, di un gruppo parrocchiale influenzavano la condivisione e l’integrazione in tenera età.
Oggi realizzo che mancano nella mia giovinezza quei tratti tipici, distintivi che tanto hanno caratterizzato quella dei miei coetanei.
Non ero mai sul pezzo. Non stavo sulla stessa lunghezza d’onda dei miei amici.
Percepivo le differenze, non mi sentivo a mio agio.
Quelle differenze apparenti avrebbero provocato in un secondo momento un atteggiamento discriminatorio degli altri che si sarebbe tradotto in violenze fisiche e verbali verso di me..
Ero diverso, ergo non capito, dovevo soccombere…
Dannazione…ma io dov’ero???
A proposito di esperienze, qual è stata la più significativa che tu abbia mai fatto?
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mi porterò sempre nel cuore il cammino di Santiago: metafora della vita. Consigliato a chiunque voglia mettere un po’ di ordine nella propria esistenza…
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Io invece ti consiglio questo splendido film: https://wwayne.wordpress.com/2019/06/01/in-viaggio-verso-te/. Per noi amanti dei viaggi è davvero imperdibile. Colgo l’occasione per dirti che mi sono iscritto al tuo blog. Grazie per la risposta! 🙂
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Grazie per la fiducia e per il consiglio…la tua recensione è interessante…cercherò di vederlo…a risentirci 😉!
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Ottima decisione! Lo trovi in dvd. A risentirci! 🙂
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