Crediamo che sia fondamentale cercare consenso sociale e quindi ci modelliamo in base a chi abbiamo di fronte. Facciamo ampi e ripetuti sorrisi. Ascoltiamo. Diciamo sempre sì. Accresciamo l’ego del nostro interlocutore. Più lui parla più proporzionalmente occultiamo la nostra vera personalità. Siamo destinati ad annullarci; ad abbandonare i nostri obiettivi. Ci rendiamo strumenti funzionali delle altrui volontà. La nostra vita è costituita dagli altri, non da noi stessi. Ci interessa rendere felici gli altri. Viviamo attraverso loro.
Siamo un po’ come le remore che si lasciano trasportare dagli squali. Le remore non determinano nulla, rimangono solo attaccate al più temibile dei predatori approfittando del trasporto e degli avanzi. Noi siamo questo, ci accontentiamo degli avanzi. Non ci rendiamo conto delle nostre reali possibilità. Escludiamo per paura, per abitudine, per pigrizia il cambiamento della nostra esistenza. Secondo la nostra prospettiva, piccole cose per i “predatori” diventano insormontabili per noi “remore”. La remora da sola sarebbe spacciata. La propria esistenza è legata a quella dello squalo. C’è una dipendenza impossibile da interrompere. Ma noi non siamo remore…siamo uomini come tutti e come tali abbiamo le stesse capacità e potenzialità. Dobbiamo solo rendercene conto!
Preferiamo trascorrere il tempo passivi nella nostra comfort zone evitando qualsiasi tipo di sforzo, sacrificio. Questa condizione ci impedisce di apportare delle novità.
Siamo troppo spaventati nell’intraprendere una nuova esperienza: un nuovo lavoro, una nuova amicizia, una qualsiasi attività. Rimaniamo alla fine a crogiolare nel nostro stato, vita natural durante.
Dobbiamo imparare ad avere fiducia in noi. Quante volte ho iniziato un progetto con enorme entusiasmo che ho abbandonato dopo un po’ di tempo senza raggiungere mai l’obiettivo. Questo meccanismo mentale si è ripetuto sistematicamente. A un certo punto mancano gli stimoli, le difficoltà diventano invalicabili. E’ impossibile andare avanti. Lasciamo un’attività e ci dedichiamo a un’altra in attesa di trovare quella che sia giusta per noi, quella che ci permetterà di raggiungere la meta.
In questa incertezza personale causata dalla inettitudine percepita da noi stessi diventa fondamentale l’altro che diventa un punto di riferimento.
Quando da soli non riusciamo a far funzionare nulla allora ci aggrappiamo agli altri. Perché l’altro è migliore di noi, riesce ad ottenere risultati. Merita la nostra attenzione, la nostra ammirazione. Alla presenza di queste persone talentuose serbiamo la speranza di essere infusi dalla loro scaltrezza.
Il problema è proprio l’oggetto che poniamo al centro della nostra analisi.
Dobbiamo tenere fuori gli altri!
La psicoterapia mi ha aiutato a porre la mia persona al centro della mia vita.
Nel mio cammino mi impegno in maniera sempre più incisiva a distaccarmi dalle cose degli altri: dal loro giudizio, dal loro consenso, dai loro progetti, dai loro pensieri; in modo che non influenzino nettamente la mia esistenza.
E’ importante avere le idee chiare, trovare la giusta strada incorrendo anche nell’errore ma dobbiamo imparare ad avere fiducia in noi stessi. Da lì parte la nostra crescita personale.
Per iniziare, seguiamo in ordine questi semplici passi:
• scrivere una lista degli interessi e passioni molto liberamente e onestamente.
• capire la fattibilità delle attività.
• pianificare tutte le attività settimanali – potrebbe servire un planning.
• imporsi di essere rigorosi e rispettosi della pianificazione – un po’ di sacrificio all’inizio potrebbe fruttare nel futuro.
• dedicarsi completamente alla nuova esperienza!
• non perdere la speranza alle prime difficoltà – è normale…bisogna andare avanti!
• non demoralizzarsi se non si dovesse raggiungere l’obiettivo – trovare una nuova attività e seguire gli stessi passaggi.
Una volta raggiunta la meta ci sentiremo realizzati, più sicuri di noi, e potremo con più facilità dedicarci ad altro con una maggiore consapevolezza di noi stessi.
Dobbiamo interrompere il fatalismo nutrito dai nostri insuccessi, avviando grazie al raggiungimento del nostro primo obiettivo un circolo virtuoso che sarà alimentato dai successivi successi.
Ci vorrà pazienza ma solo così potremmo guarire dalla dipendenza dagli altri.
Categoria: no
Il potere del No
(Il mio nuovo percorso di crescita parte da qui.)
Ogni giorno assecondavo le richieste di tutti. La famiglia, gli amici e i colleghi sapevano già che la mia risposta sarebbe sempre stata affermativa e io ogni volta con un bel sorriso stampato sul volto pronunciavo il mio SI’.
Dovevo rendermi sempre disponibile. Ero considerato altruista e generoso e non potevo disattendere le aspettative degli altri. Il mio obiettivo di vita era aiutare il prossimo. La mia era diventata una missione. La gente intanto mi apprezzava. Il consenso sociale mi faceva sentire bene.
Con l’avanzare degli anni e con l’aumentare delle richieste di aiuto sempre più insistenti e fuori luogo notai che quando vedevo gli altri avvicinarsi per chiedermi qualcosa, mi agitavo, percepivo calore sul viso e quando dicevo SI mi assaliva l’ansia perché così sarei stato costretto a occuparmi di un nuovo impegno altrimenti avrei deluso il richiedente e ciò non doveva assolutamente accadere.
Non potevo andare avanti così…
Mi sono rivolto alla psicoterapia per risolvere alcuni problemi e un giorno che il dottore parlò del numero 1 e del numero 2 che sono presenti in ciascuno di noi allora realizzai quello che succedeva in me. In pratica il numero 1 sarebbe la nostra reale personalità, il nostro IO, che vorrebbe emergere e che invece noi facciamo tacere per dare spazio al numero 2 che ubbidisce alle regole della società, al senso del dovere, si allinea alle convenzioni e cerca irrimediabilmente il consenso sociale.
Concretizzavo finalmente di aver sbagliato tutto sino a quel momento…
Capii che ero totalmente dipendente dagli altri, dal loro riconoscimento e sebbene sapessi in fondo al mio cuore di sentirmi spesso usato, sfruttato il mio numero 2 rispondeva sempre di SI a chiunque perché io senza gli altri non avrei avuto ragion d’essere. Il mio non era assolutamente un SI sincero. Il mio SI era un obbligo. Dovevo piacere agli altri, dovevo occuparmi della mia famiglia, dovevo essere collaborativo con i miei colleghi…DOVERE, DOVERE, DOVERE…
E io? Il mio numero 1?
Quella seduta fu illuminante. Avrei dovuto cambiare qualcosa. Dovevo provare a dire NO. Non era facile però per un assistenzialista come no imparare a dire NO. Dovevo essere più sincero, esprimere il mio parere, prendere una posizione attiva. Dovevo dare spazio finalmente a questo numero 1 che probabilmente non aveva mai proferito parola. Basta la passività, basta essere succubi della società. Dovevo autodeterminarmi!!
Iniziai quindi a dire NO, che grande difficoltà. Subentrava spesso il senso di colpa per non aver aiutato qualcuno. Però d’altro canto iniziavo a sentirmi meglio. Diminuirono quelle ansie, quella agitazione. Sapevo quindi che stavo perseguendo la strada giusta. Realizzai che questo malessere che percepivo mentalmente e fisicamente era provocato dal mio numero 1 che si dimenava dentro di me ogni volta che dicessi SI. Dovevo dare importanza a queste reazioni. Dovevo soffocare il numero 2 e lasciare spazio al numero 1.
Quando dicevo NO mi accorgevo di recuperare un pezzo di vita. Mi sono ritrovato sgombro di pensieri e di affanni legati al mio mondo esterno. Avevo più tempo per me e potevo finalmente lavorare sulla mia persona. Provavo soddisfazione a dire NO a quelli che fino a qualche tempo fa credevano di controllarmi e adesso prendevano coscienza del mio essere. Mi circondavo di persone giuste che veramente mi volevano bene e non approfittavano della mia generosità.
Oggi mi dedico alle mie passioni. Progetto la mia vita senza dipendere da nessuno. Sono più libero e determinato. Mi reputo sempre altruista ma sono consapevole che non si possono aiutare gli altri se prima non si sta bene con se stessi. Ho preso nuovamente le redini della mia vita.
Ringrazierò sempre il NO per il forte potere terapeutico che ha avuto in me. Il NO è il primo passo per l’autodeterminazione, è fondamentale per l’emancipazione ed è la più forte espressione di protesta esistente.
Bisogna partire dal NO per riconquistare la propria vita…