Quante volte ho incrociato lo sguardo di mio padre e mi sono chiesto se lui sapesse della mia omosessualità (?)… Pensavo spesso al dispiacere che gli recassi di avermi come figlio.
Gli altri ragazzi parlavano delle prime fidanzatine, altri (più decisi) le portavano anche a casa. E io??? Come riusciva mio padre a giustificare l’assenza di una ragazza accanto a me??? Forse (?)…motivava il tutto col fatto che ero un ragazzo timido e solo. Immaginava quindi che fossi goffo con l’altro sesso e come succede a molti, un giorno come probabilmente si immaginava nella testa avrei aperto la porta di casa e avrei chiamato i miei genitori per presentare la mia ragazza (Purtroppo questo non sarebbe mai accaduto…).
Lui mi ha sempre spronato a migliorare. Voleva che fossi più attivo, più aperto, e stessi in mezzo agli altri ma sono passati tanti anni prima che mi emancipassi e stringessi rapporti veri e sinceri con gli altri.
Siamo molto diversi lui: sportivo, curato, punto di riferimento, determinato; io: ponderato, fuori forma, pigro, gregario. Quasi sicuramente non avrebbe voluto un figlio come me, però non mi ha mai privato del suo sostegno. Avrei voluto regalargli almeno un immagine di me più attiva, decisa, capace, ma non potevo fingere un carattere diverso dal mio.
Quando ero in crisi per via della mia facoltà, mio padre senza che gli dissi nulla ebbe l’arguzia di comprendere il mio problema e mi dimostrò tutta la sua sensibilità e solidarietà spronandomi ad andare avanti e a scegliere una nuova facoltà.
Ero estremamente sollevato. Provavo una profonda gioia.
Mi capitava di immaginare che lui sapesse tutto da sempre.
Qualche anno fa quando gli hanno diagnosticato una gravissima malattia neurodegenerativa io sono impazzito. Sono stato assalito da ansia e depressione. Mio padre che si era sempre occupato di noi ora aveva bisogno di me.
In quel momento frequentavo l’università. Non avevo nessuna responsabilità e limiti. Avevo una paghetta settimanale. Ero totalmente dipendente da mio padre. Ero particolarmente immaturo. Non avrei mai potuto immaginare che mi sarebbe capitato un dramma così devastante.
Siamo abituati a osservare con grande distacco certe realtà finché poi ci ritroviamo impreparati a viverle a casa. Sono dovuto crescere velocissimamente, dovevo badare a mio padre. Dovevo organizzare il nuovo assetto domestico. Dovevo aiutare mio padre ad accettare questa dannata malattia. Dovevo pensare a portare avanti una casa. Dovevo occuparmi anche di mia madre. Mia madre era già malata da tempo e mio padre era riuscito magistralmente a non caricarci di questo peso. Io fino a quel momento non avevo mai realizzato che mia madre avesse bisogno di aiuto. Nonostante il suo problema ero sempre riuscito a vederla nel suo ruolo di madre che magari faceva fatica rispetto alle altre madri ma più o meno riusciva a occuparsi di noi.
In pratica mi sono trovato a fare il capo-famiglia senza che l’avessi voluto, senza nessuna abilità, senza sapere nulla.
Che grande difficoltà all’inizio. Non avevo l’idea da dove iniziare e non potevo contare su nessun altro famigliare che non fosse mia sorella che sembrava totalmente in balia delle onde.
Bisognava farsi forza. Mascherare le ansie, le paure. Mostrare tranquillità e sicurezza. E andare avanti…
Mio padre aveva bisogno di me. La mia omosessualità ancora per una volta poteva aspettare…